Diversi presidenti di club di Serie A hanno disertato l'ultima assemblea in cui si sarebbe dovuto discutere dell'assegnazione dei diritti televisivi per il triennio 2021/2024 comportando di fatto il rinvio della decisione. Secondo quanto scrive Repubblica la mossa è stata studiata per provare a imporre invece l'altra votazione attesa, cioè quella sulla costituzione della nuova media company partecipata da fondi d'investimento, ma il risultato è stato lo stallo. La scelta fra Sky e Dazn per l'aggiudicazione dei diritti audiovisivi è stata perciò rinviata a metà della prossima settimana ma nel frattempo i due si contendono la scena a colpi di lettere. Sky ha comunicato alla Lega la sua disponibilità a versare un anticipo da oltre mezzo miliardo entro tre giorni dall'eventuale accettazione della sua offerta che vale 750 milioni all'anno. Una proposta che però è stata indebolita dall'ultima mossa del tribunale di Milano che ha ordinato l'esecuzione provvisoria del decreto ingiuntivo contro Sky che a questo punto dovrà comunque versare 130 milioni di rate non corrisposte durante il primo lockdown. L'esame delle istanze istruttorie invece è stato fissato per l'8 giugno 2021. Quanto ai fondi, al Sole24ORE il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino ha chiarito che il progetto è strategico e a lungo termine per il sistema calcio ma prima deve essere chiusa l'assegnazione dei diritti tv. L'alleanza con i private equity, scrivono Andrea Biondi e Carlo Festa, quindi non è ancora tramontata. Cvc, Advent e Fsi oggi potrebbero contare su 13 voti a favore, ma il numero minimo per approvare il termsheet è 14. Bisogna convincere qualche altro club, attualmente contrario all'accordo, e per questo si guarda ad Atalanta e Fiorentina. Qualche presidente vorrebbe chiedere alla cordata di fondi di migliorare la propria proposta alla luce della inattesa bontà delle offerte arrivate da Sky e Dazn ma i private equity – che hanno messo sul piatto 1,7 miliardi per il 10% della media company – difficilmente alzeranno la posta. Inoltre c'è una questione di rischiosità dell'investimento: anche se i fondi ottenessero tutti e 14 i voti necessari ci si chiede quale potrebbe essere la tenuta di un investimento dove diversi partecipanti all'operazione sono contrari. Il rischio sarebbe di continue contrapposizioni.