L’attività di Antares AZ I, fondo di private debt nato nel 2016 con un commitment complessivo di poco meno di 130 milioni di euro e ormai praticamente al termine del periodo di investimento, è stata incanalata essenzialmente su due direttrici: una dedicata al debito corporate a medio termine, soprattutto attraverso la sottoscrizione di prestiti obbligazionari finalizzati allo sviluppo e l’altra a supporto di operazioni straordinarie con o senza la presenza di sponsor. Qualche operazione di mezzanino ha completato il portafoglio e spesso abbiamo operato in collaborazione con Istituti di Credito. Guardando all’anno appena iniziato, Il 2020 si presenta molto incerto, sia per la situazione politico economica nazionale sia per quella internazionale. I mercati e in generale le economie principali risentiranno inevitabilmente di tutto questo. A mio giudizio, le principali sfide che il settore del private debt italiano deve affrontare riguardano il consolidamento del mercato e delle iniziative di successo e l’accesso sia in termini di raccolta sia di impieghi ai mercati internazionali. L’ingresso di operatori di asset management, inoltre rappresenta un aspetto da non sottovalutare. Appare evidente dai dati AIFI che l’asset class, nata in maniera strutturata nel 2016 soprattutto grazie al ruolo di Anchor Investor ricoperto dal Fondo Italiano di Investimento, abbia in questi anni ottenuto risultati molto confortanti da tutti i punti di vista. Mancano però all’appello alcuni incentivi che, da un punto di vista legislativo sono stati previsti per altre asset class. Risulta quindi essenziale, perché la stessi si consolidi, che sia i secondi round delle iniziative di successo che le nuove proposte prendano corpo in tempi rapidi, con dimensioni più rilevanti e con incentivi adeguati. E questo può realizzarsi solo attraverso la conferma dell’impegno dei “vecchi Investitori”, Fondo Italiano in testa, e la ricerca di nuovi. In termini di impieghi, poi, sarebbe importante, anche per attrarre investitori internazionali, avere la possibilità di investire, magari fissando dei limiti, anche in aziende estere e con prodotti in grado di assicurare anche ritorni più interessanti e, perché no, con specializzazioni anche di settore. Infine, abbiamo l’ingresso nel mercato degli operatori di asset management, spesso con iniziative che si focalizzano su raccolta retail. Certamente si tratta di un’opportunità per far crescere l’asset class, ma è essenziale prevedere una adeguata rappresentazione di rischi ed opportunità da parte delle reti di promotori agli investitori retail. Quindi una adeguata formazione e una politica di incentivi conseguente risulta indispensabile, così come l’utilizzo di risorse professionali che siano in grado di individuare e correttamente valutare le opportunità di investimento.