Studi e approfondimenti
14 Dicembre 2020

Il punto di...Raffaele Legnani, Managing Director H.I.G. Capital

Il fondo è attivo sia nell'equity sia nel debito

Il Covid ha portato ad una ridefinizione delle strategie di investimento e dei modelli di valutazione adottati dagli operatori del private equity ?

Il nostro modo di lavorare e la nostra strategia di investimento non sono cambiati a causa di questa crisi.  Oggi stiamo operando come abbiamo fatto in passato in altri periodi di recessione, con le stesse criticità e gli stessi interrogativi. Per le nostre decisioni di investimento, come in passato, cerchiamo di capire: 1) quanto sarà acuta questa recessione (in termini di perdita di PIL), 2) per quanto durerà e 3) quali settori verranno più e meno impattatinel breve periodo.

In particolare, però, su quest’ultimo aspetto la pandemia sta provocando delle conseguenze diverse dal passato; infatti, oltre ad aver causato una crisi economica, ha anche, per mesi, cambiato radicalmente il nostro stile di vita.  Mentre gli effetti di una crisi economica congiunturale sono ben conosciuti (si pensi ad esempio alla relazione tra disoccupazione e calo dei consumi) e sono solitamente reversibili in un lasso di tempo relativamente breve, i cambiamenti del nostro modo di vivere indottiforzosamente dalla pandemia potrebbero, invece, produrretrasformazioni durature delle nostre abitudini di vita con conseguenze strutturali su interi settori economici.

Un esempio è il telelavoro, o nella sua accezione più estrema, lo smart working. Il suo utilizzo seguiva un trend di crescita contenuta, frenata da un generale blocco culturale, dall’incertezza sulla sua efficacia e dalla necessità di investimenti. La pandemia ne ha stimolato / costretto la sperimentazione e oggi ci interroghiamo se potrà affermarsi come modello organizzativo di riferimento in futuro. L’adozione diffusa dello smart working 1) porterebbe alla necessità di adeguare le infrastrutture informatiche delle aziende di interi settori, 2) spingerebbe a riconsiderare la gestione degli spaziadibiti oggi ad uffici e 3) vedrebbe una riduzione degli spostamenti fisici e, quindi, dell’utilizzo dei vari mezzi di trasporto.

Altri esempi sono l’utilizzo dello shopping online e dei servizi didelivery. I loro trend di crescita erano chiari, ma hanno subito una forte accelerazione in questi mesi sotto lo stimolo delle restrizioni governative in risposta all’emergenza sanitaria.  La pandemia non solo ne ha favorito un utilizzo maggiore da parte dei millennials, ma ha spinto anche gli anziani a superare la “barriera tecnologica” e ad installare sui propri cellulari delle app per usufruire di questi servizi, creando tutte le premesse per un radicale cambiamento delle abitudini e un maggior utilizzo di servizi digitali anche post pandemia.

Lo stimolo che hanno ricevuto questi settori dalle misure anti Covid ha un valore commerciale enorme; per quantificarlo, si pensi all’investimento promozionale che sarebbero state disposte a spendere le aziende di questi settori per acquisire tutti i nuovi clienti generati durante e per effetto del lock down.

A differenza di altre recessioni congiunturali, l’attuale crisi, non in quanto tale, ma in virtù della sua origine, ovvero della pandemia, produrrà degli effetti economici importanti sulla distribuzione della domanda nel medio / lungo periodo.  Il ritorno dei consumi ci sarà, come c’è sempre stato, ma sarà discriminante, ovvero premiante per alcuni nuovi mercati e limitato per altri, rispecchiando i diversi bisogni che ritroveremo post pandemia.

Noi, operatori di PE, nelle nostre scelte di investimento, oggi non dobbiamo quindi solo concentrarci sulle sole criticità temporanee legate alla fase del ciclo economico, ma dobbiamo considerare i trend di lungo periodo generati o accelerati dal Covid 19.

Coerentemente con quanto detto quest’anno abbiamo fatto due investimenti, entrambi in società del settore IT.  In luglio abbiamo investito in Project Informatica, una società che fornisce infrastrutture e servizi informatici alle aziende, elementi fondamentali per una transizione verso modelli organizzativi che sfruttino al massimo lo smart working; in settembre abbiamo invece investito in DGS, azienda che fornisce servizi di sicurezza informatica (la cosiddetta cyber security), la cui necessità sta crescendo in pari misura con l’aumento dei servizi offerti online, con l’incremento delle soluzioni cloud e con lo spostamento di transazioni commerciali sul web.

Qual è la vostra interpretazione dell’impatto dell’emergenza sanitaria e della crisi economica in Italia rispetto a quella degli altri paesi ?

Abbiamo imparato dalle recessioni e, soprattutto dalle ultime crisi causate da shock esterni, quanto sia importante che i Governi intervengano immediatamente ed in modo deciso a sostegno dell’economia. Abbiamo visto nel 2008 che gli stati che sono riusciti ad intervenire in modo forte ed immediato a sostegno del loro sistema finanziario ed economico sono uscitidalla crisi prima e con danni inferiori.  Chi, come l’Italia, non è riuscito o non ha potuto intervenire in modo repentino ha dovuto assistere ad una crisi perdurante e ad un recupero lento e parziale della propria economia.

Oggi l’Italia è riuscita, insieme agli altri paesi europei, a prendere decisioni veloci per interventi di dimensioneimportante, potenzialmente risolutori. Però, per essere efficaci questi devono essere concretizzati, “portati a terra”, in modo pratico e altrettanto rapido.  Quindi, è oggi più che mai fondamentale l’execution" delle misure decise a sostegno della nostra economia.  Sarebbe un errore fatale, una volta approvati i giusti interventi, perderne l’attuazione nei meandri della burocrazia o per incapacità organizzativa.

Non trascurerei inoltre un altro aspetto, secondo me molto rilevante per poter limitare i danni e puntare alla ripresa, che èquello psicologico. Il fatto di essere rimasti chiusi in casa per mesi, di non aver potuto viaggiare e soprattutto di aver dovuto ridurre significativamente i rapporti sociali, ha avuto un indubbio effetto non solo economico, ma anche psicologico sulla popolazione. Nell’attuare gli strumenti a sostegno dell’economia, si deve stare molto attenti ed evitare che il Covid venga preso come un alibi per giustificare risultati non performanti, che lo smart working diventi una scusa per un minore impegno professionale e che l’attesa degli aiuti governativi crei un incentivo per ritardare gli investimenti necessari alle imprese o alle attività professionali.

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