Da febbraio l’Italia è diventata il paese nel quale investire.
Competenza, stabilità e trasparenza sono le grandi novità che il Presidente Draghi ha introdotto in queste prime settimane di governo. Scende in campo sostanzialmente per gestire l’ultima grande opportunità che viene offerta al nostro Paese, i miliardi del Recovery Fund. Queste risorse non devono essere erogate a pioggia con il rischio di innescare effetti distorsivi, ma secondo logiche a sostegno del libero mercato ossia finanziando i progetti a più alto rendimento e, per farlo, sarebbe efficace allineare l’interesse sociale a quello dei patrimoni privati, dove meritocraticamente si concentrano le maggiori competenze. Questo anche a costo di accelerare una selezione naturale delle imprese che, partendo da una struttura finanziaria storicamente già banco-centrica, di recente, si sono finanziate ulteriormente attraverso banche o linee garantite per tamponare il bisogno di cassa a copertura dell’effetto Covid-19 e, presto, dovranno cominciare ad affrontare il tema del rimborso rischiando di perdere capacità di investimento e quindi competitività nel medio periodo.
I patrimoni privati sono pronti, oltre che sovrabbondanti.
Nel mondo nel 2010 erano censiti circa 1.000 family office, nel 2020 se ne stimano 10.000+, in Italia nel 2003 ce n’erano 13, mentre nel 2019 erano 143 con masse gestite pari a 90 billion circa, il 30% in più rispetto a soli 5 anni prima. Il 75% della ricchezza è concentrata nel 20% della popolazione con più di 10 mila famiglie che vantano patrimoni superiori ai 10 milioni di euro. Questa tendenza vede protagonisti HNWI (High Net Worth Individual), spesso ex imprenditori di successo dinamici e attivi, che hanno beneficiato di episodi di liquidità che deve essere reinvestita. Da un lato la ricchezza diventa espressione della famiglia stessa e rappresenta l’opportunità di investire secondo competenza e passione. Dall’altro, se storicamente gli HNWI hanno dedicato molte attenzioni alla componente liquida del portafoglio, oggi, visto il persistere di tassi zero e di una volatilità elevata dovuta alle ricorrenti incertezze sull’andamento delle economie e delle Borse, sono obbligati a ricercare maggiori performance per proteggere il patrimonio. Questo implica un’assunzione superiore al rischio e/o posizioni di lungo termine e su asset reali che, rispetto ad altre, beneficiano di premi di illiquidità e di volatilità ridotta perché spesso tendono ad essere decorrelati da scossoni di mercato. Ne deriva uno shift delle allocazioni patrimoniali verso gli asset alternativi che cubano ormai mediamente il 40% del portafoglio secondo UBS Wealth che, nel dettaglio, incorona il private equity come l’asset class regina (salito al 20% del patrimonio totale). Trend confermato da
Preqin
che prevede nei prossimi cinque anni una maggiore innovazione nelle soluzioni di investimento in particolare a favore di iniziative di club deal. Questi ultimi, in particolare, consentono di beneficiare di un dealflow di alta qualità (grazie a diversi livelli di due diligence, GPs e co-investitori), una migliore diversificazione e personalizzazione del portafoglio, un notevole potenziale di rendimento, costi ridotti (il capitale costa solo quando investito), trasparenza elevata e possibilità di contribuire fattivamente allo sviluppo delle partecipazioni.
Soluzione “family merchant bank”, capitali di famiglia per imprese di famiglia.
Il nostro Paese sta impostando quello che sarà il percorso che delineerà la strada dei prossimi anni e va supportato adeguatamente stimolando una virtuosa collaborazione tra pubblico e privato in tempi record. Ne usciremo con maggiore razionalizzazione ed efficienza: le aziende meno sane, che sono anche quelle più colpite, per salvarsi non avranno altra scelta che integrarsi con realtà più robuste e più capitalizzate. Assisteremo inevitabilmente ad un’accelerazione dei processi di apertura del capitale da parte di imprenditori visionari che coglieranno l’opportunità di aggregare aziende dai modelli solidi ad aziende in chiara difficoltà, rafforzando con operazioni strategiche la propria competitività.
Cherry Bay Capital sta già facendo la sua parte operando come private investment office indipendente capace di istituire rapporti stabili e fruttuosi con quelle famiglie che rappresentano il capitalismo finanziario italiano.
Attraverso un modello all’intersezione tra private ed investment banking Cherry Bay Capital incarna l’evoluzione da family office a
“family merchant bank”
in grado di promuovere club deal di private equity per supportare l’espansione di SME private e famigliari. Di fatto “finanza sana” al servizio della competitività del sistema e a beneficio dell’economia reale, confidando anche in Draghi.