Sono oggi quattro gli operatori a impatto in Italia per un asset under management complessivo di circa 100milioni di Euro. Numeri ancora piccolissimi, quasi da progetti dimostrativi, che tuttavia indicano una vivacità significativa se si considera che nella prima parte del 2019 era attivo un solo intermediario finanziario in un panorama europeo invece già articolato (poco più di trenta operatori secondo la survey EVPA).
Prospetticamente, comincia a plasmarsi anche in Italia un mercato, una filiera, con veicoli pre-seed e seed (anche nella forma di SpA di partecipazione), veicoli early stage e, tra qualche mese, anche con operatori più maturi in grado di fare investimenti con ticket più importanti. Vedremo probabilmente nascere nei prossimi 3 anni almeno altri 5 fondi, tra subsequent funds, veicoli come evoluzione di società di partecipazione e nuovi entranti. L’allungamento della filiera e l’allargamento della base di operatori è una buona notizia, non solo per gli operatori stessi, ma per tutta la platea di potenziali investee che potranno essere accompagnati in un percorso di crescita di lungo periodo e trovare offerta di capitale su un ventaglio più ampio di asset class. A questo quadro contribuiscono oggi anche operatori del venture capital focalizzati su altri temi - quali ad esempio il digitale, il manufacturing, l’health care – che riconoscono sempre più frequentemente nei progetti più innovativi a impatto la capacità di creare valore anche di tipo finanziario e di scalare rapidamente.
Sul fronte della raccolta, si va consolidando l’interesse delle fondazioni di origine bancaria, che pure sembrava dovessero contribuire a un innesco più rapido di tutto il sistema: complice la pandemia e le restrizioni sui dividendi delle banche partecipate, queste fondazioni hanno avuto difficoltà ad attivare i cosiddetti mission-related investment con la velocità e la forza di masse che si immaginava. Si affacciano timidamente all’impact investing i fondi pensione, le casse previdenziali e le assicurazioni a causa della dimensione ancora ridotta dei veicoli e il track record in costruzione di diversi operatori, mentre la spinta del Fondo Europeo per gli Investimenti, con diverse facility proprio sugli investimenti a impatto, e di CdP Venture Capital si è sentita e avrà un effetto di attrazione di altri istituzionali sul mercato. L’esperienza di a|impact segnala inoltre l’interesse di family office e HNWI per il venture capital a impatto, che forse rappresenta, sotto il profilo valoriale e finanziario, una proposta molto coerente con le biografie di famiglie imprenditoriali e professionisti.
Sempre in senso prospettico, il Regolamento EU 2088 - SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) sulla finanza sostenibile darà, già dai prossimi mesi, un impulso ai prodotti finanziari in grado di coniugare rendimento finanziario e controllo dei rischi socio/ambientali; e ancora di più ai prodotti finanziari a impatto che fanno un passo in più, cercando di offrire soluzioni alle tante contraddizioni della società contemporanea.
Avanzi Etica Sicaf EuVECA (a|impact), proprio sul Regolamento 2088, ha deciso di qualificarsi in maniera conforme al cosiddetto articolo 9, lo standard più elevato. Pur in attesa di alcuni provvedimenti da parte del legislatore, il nostro fondo ha ritenuto opportuno formalizzare e migliorare prassi e processi già pienamente parte del proprio DNA, come dimostrato dai dodici investimenti ad oggi deliberati, tutti solidamente ancorati all’economia reale. Si tratta infatti di imprese, per lo più startup e PMI innovative. raggruppabili in quattro cluster (welfare, economia circolare, educazione/formazione, agrifood) e in grado di rispondere alle sfide sociali e ambientali di lungo periodo, ulteriormente acuite dalla fase pandemica.