La pandemia del Covid-19 ha sicuramente rappresentato un “cigno nero” per i mercati, ma soprattutto una epocale vicenda dell’Umanità, fra le altre della sua storia. Dopo la diffusione dell’HIV si tratta del fenomeno epidemico che ha più impattato le società moderne, soprattutto occidentali, non solo dal punto di vista clinico ma anche (e forse soprattutto) da quello sociale e culturale.
Ciò premesso, l’impatto che la pandemia avrà sulle dinamiche economiche, politiche e comportamentali a livello globale si prospetta fin d’ora di vastissima portata e sicuramente spingerà all’accelerazione di molti macro-trend già visibili prima della diffusione del virus.
Tecnologia, sostenibilità e globalizzazione rimangono l’alfabeto del futuro. Anche le tendenze delle singole Industrie risultano rafforzate dalla crisi legata alla pandemia, così come le difficoltà delle piccole e medie imprese - soprattutto quelle con una pregressa fragilità finanziaria - a gestire l’alea di contesto e l’impatto di questa sui propri business.
Oltre a questi effetti già visibili, bisognerà porre attenzione al rischio di una crisi della domanda generata dalla contrazione dei redditi (già si parla della più grande crisi economica dal dopoguerra), ma non solo. Un ulteriore elemento di incertezza nel medio termine - in questo caso di tipo politico - è rappresentato dal rischio di una nuova crisi finanziaria connessa ai debiti sovrani, soprattutto dell’Eurozona, cresciuti in maniera significativa per finanziare i programmi di supporto all’economia messa a dura prova dal Covid-19.
Tenuto conto del contesto di convivenza con il virus che le comunità sono chiamate a gestire, queste considerazioni ci inducono a pensare ad uno scenario di recupero in un orizzonte temporale di medio- lungo termine, con opportunità e rischi da considerare in maniera analitica e selettiva, e con una volatilità importante delle attività finanziarie.
La crisi pandemica ha evidenziato gli effetti della globalizzazione e dell’interrelazione fra gli esseri umani ed i sistemi economici. La mobilità delle persone, ad esempio, ha mostrato quanto sia importante questo fattore per il business in molti settori. Allo stesso tempo la tecnologia ha consentito a molti di sperimentare forme alternative di contatto e relazione, anche in ambito professionale, accelerandone lo sviluppo. Comprendere la composizione di questi trend nel quadro di un nuovo modello di società sarà davvero una sfida interessante, ma soprattutto dipenderà inevitabilmente dalla capacità di lavorare insieme - e responsabilmente - la possibilità di elaborare soluzioni per un nuovo percorso di crescita economica, che consenta di ridurre il tempo necessario ad un pieno recupero.
Per tutti questi motivi, la capacità di orientare le proprie scelte di investimento all’interno di una corretta prospettiva temporale rappresenta non solo una necessità per proteggere la redditività dei propri attivi, ma, probabilmente, anche una leva per poter incidere sulla dinamica della funzione di ripresa, anche alla luce dell’imponente liquidità che le autorità politiche e monetarie stanno stanziando per il “post-Covid”.
In questa prospettiva il Private Equity conferma la propria idoneità ad essere un asset class capace di stabilizzare i portafogli, soprattutto per gli investitori responsabili e con visioni di medio-lungo termine.
Allo stesso tempo i gestori dovranno assumersi un supplemento di responsabilità nel realizzare i propri investimenti in maniera da essere in grado sia di generare ritorni adeguati ai rischi assunti - ed in linea con le aspettative degli investitori - sia di contribuire alla ripresa del contesto economico e produttivo.
L’attitudine alla cooperazione con gli imprenditori ed il supporto alla piccola e media impresa rappresentano oggi per il sistema Italia un elemento imprescindibile delle proprie politiche, con l’obiettivo di creare – con la maggiore reattività possibile - nuovo valore economico in maniera sostenibile nel tempo, preservando la propria credibilità di paese generatore di valore aggiunto verso gli altri partner internazionali, soprattutto Europei.
Sarà davvero importante non sciupare quest’opportunità di modernizzazione che la pandemia ci ha inesorabilmente richiesto.