La ricerca biotecnologica è oggi al centro dell’attenzione pubblica vista la crisi pandemica in corso e stiamo tutti constatando quanto siano strategici gli investimenti in questo settore. I primi vaccini approvati per il covid-19 arrivano da due startup biotech: Moderna e BioNTech, e questo ci fa capire quanto sia importante la capacità di trasformare la ricerca in impresa. Sovente le nuove molecole o le nuove tecnologie terapeutiche vengono concepite e sviluppate da piccole aziende biotecnologiche, le startup. Tuttavia, sono di solito le grandi società farmaceutiche che portano la nuova terapia sul mercato occupandosi della commercializzazione.
Questo perché il processo di sviluppo di un nuovo farmaco è lungo, complesso e costoso. Ad esempio, per lo sviluppo di un singolo composto anti-cancro possono occorrere 10 anni e un costo di circa 200 milioni di dollari, con una probabilità di successo dalla preclinica al mercato che storicamente in oncologia è di circa il5% (fonte: GlobalData). Ma la ricompensa per un farmaco in grado di salvare vite umane può essere straordinaria. In oncologia,se si ottiene un farmaco approvato, si stai parlando in media di un asset da circa 12,3 miliardi di dollari. In altre parole, dopo aver impiegato 10 anni per fare gli studi clinici e aver ottenuto l'approvazione del farmaco, si avrà un asset che genererà 2 miliardi di dollari all'anno di profitti nella successiva decade (la vita residua del brevetto), che attualizzati valgono circa 12,3 miliardi di dollari.
L’enorme ricompensa economica in caso di successo è sicuramente interessante, ma rimane ancora il problema che 10 anni, con quel livello di rischio, è un tempo troppo lungo per qualsiasi investitore. Quindi quello che succede nel settore è chequesto lungo e costoso processo viene suddiviso in investimenti più piccoli, su orizzonti temporali più brevi. Ed è qui che entrano in gioco le startup biotech, le aziende farmaceutiche e il venture capital.
Le aziende farmaceutiche sono passate da un modello di “Ricerca e Sviluppo” a un modello “Cerca e Sviluppa”: ad un certo punto le Big Pharma si sono rese conto di essere più efficienti se invece di sviluppare farmaci internamente e impiegare così tanti anni con un rischio così elevato, si fossero guardate intorno per cercare le molecole più promettenti e acquisirle nelle fasi di sviluppo preclinico o clinico.
Il modello di business delle startup biotech è dunque diverso, perché nascono con lo specifico intento di essere acquisite, non di raggiungere il mercato.
In questo contesto il Venture Capital gioca un ruolo fondamentale nel contribuire allo sviluppo di nuove terapie, facendo da anello di congiunzione tra ricerca, finanza e industria farmaceutica. I VCsono tipicamente interessati ad asset preclinici e forniscono il supporto finanziario necessario per raggiungere la fase clinica. Man mano che ci si addentra nella ricerca e nella sperimentazione clinica, il rischio diminuisce e l’asset diventa appetibile per l’acquisizione da parte di un’azienda farmaceutica che ne proseguirà lo sviluppo e lo commercializzerà in caso di successo.
Secondo l’Healthcare Investments and Exits Report della SiliconValley Bank si ha in questo settore un time to exit medio dall’investimento di 4 anni con circa il 50% delle acquisizioni che avviene in preclinica e in Fase I, che è la prima fase di sperimentazione sull’uomo e può essere raggiunta con investimenti e con un rischio limitati se confrontati con l’intero processo di sviluppo clinico. Un asset per indicazioni terapeutiche dove vi è un elevato bisogno clinico, che raggiunga con successo la fine della Fase I, può arrivare a valere tra i 200 e 400 milioni di dollari con interessanti prospettive di ritorno per gli investitori.
Noi di Claris Ventures abbiamo lanciato a settembre il nostro primo fondo, Claris Biotech I, con focus di investimento dedicato unicamente a startup biotech. La nostra missione è trasformare la scienza in cura, creando un impatto positivo per la salute dei pazienti e generando valore economico e sociale allo stesso tempo. A fine febbraio abbiamo finalizzato il primo investimento del fondo che ci ha visto guidare un round da 18 milioni di euro in NeoPhore, società che sta sviluppando farmaci nell’ambito dell’immuno-oncologia. Al round hanno partecipato i corporate VC delle case farmaceutiche Astellas ed Helsinn oltre ad altri due investitori internazionali, Sixth Element Capital e 4Basebio.