L’epidemia di Covid-19 attualmente in corso ci colpisce innanzitutto come cittadini, ma anche sul piano professionale non possiamo non essere seriamente preoccupati. L’impatto dell’epidemia sul sistema produttivo italiano sarà infatti devastante.
La Commissione Europea stima un crollo del Pil del 9,5% nel 2020: peggio di noi nel Continente farà solo la Grecia. Cerved ipotizza una perdita compresa tra i 275 e i 640 miliardi di euro per le imprese italiane, nel biennio 2020-2021, e a risentire maggiormente della crisi saranno le PMI: oltre il 10% potrebbe essere destinato al fallimento. Uno scenario drammatico per un paese, come il nostro, in cui oltre l'80% dei lavoratori è impiegato in imprese che fatturano meno di 50 milioni di euro.
In attesa di valutare gli effetti dell’atteso Decreto Aprile (slittato tanto da non potersi più chiamare tale…) l’unico strumento a disposizione delle PMI in tensione finanziaria resta il Decreto Liquidità, che rende disponibili vari strumenti di garanzia al credito, ma sulle cui criticità si è già ampiamente scritto. I fondi stanziati sono del tutto insufficienti per gli obiettivi che l’Esecutivo si poneva; la tempistica di erogazione dei finanziamenti, soggetta a specifiche delibere del sistema bancario, potrebbe non essere compatibile con una situazione di emergenza; lo strumento stesso del finanziamento, con un piano di restituzione in sei anni, rischia di mettere in difficoltà perfino aziende finanziariamente sane.
Inoltre, le misure del decreto non sono state pensate per un contesto restructuring, escludendo tutte le imprese che non si trovino in “buona salute aziendale” – con esposizioni deteriorate e crediti a sofferenza – e tagliando fuori quelle non in grado di garantire la porzione di credito non coperta dal Fondo. In pratica, condannando al fallimento le imprese più deboli.
In uno scenario in cui più di tre imprese su dieci dichiarano di avere liquidità al massimo per un mese e più di un’impresa su dieci dichiara di averla già esaurita, è indispensabile agire subito, altrimenti il patrimonio delle PMI italiane, da sempre motore di crescita e occupazione, andrà irrimediabilmente perduto.
Ibla Capital, unico fondo di turnaround italiano che ha scelto di focalizzarsi esclusivamente su società con fatturato compreso tra 10 e 50 milioni di Euro, può rappresentare una via di uscita dalla crisi per le PMI.
Attraverso l’apporto di nuova finanza – con un ticket compreso tra 1 e 5 milioni di Euro – e l’esperienza dei propri manager, Ibla Capital è in grado di supportare le PMI sia in bonis, sia nell’ambito di procedure regolate dalla legge fallimentare, e di guidarle verso la completa realizzazione del loro potenziale.
Il team di Ibla Capital si prepara a valutare, nei prossimi mesi, numerose opportunità di investimento in PMI con solidi fondamentali industriali, che abbiano subìto l’impatto della crisi in corso, garantendo un intervento rapido e concreto, prima che il valore degli asset aziendali risulti irreparabilmente compromesso.
In un mondo che dovrà riemergere dalla più grave crisi economica degli ultimi cent’anni, Ibla Capital è pronta a fare la propria parte!