Innocenzo Cipolletta è intervenuto dalle colonne del Sole24ORE per parlare di mercato, crisi economica e dell'esigenza di fare partire un fondo di fondi per riattivare il Paese. Il pezzo si apre con una riflessione sul debito che quest'anno in Italia arriverà al 160% del Pil e che domani sarà un grande protagonista di tutte le economie. Il presidente di AIFI fa subito notare che non è detto che questo debito sarà restituito. Tuttavia bisogna distinguere tra debito “buono” e “cattivo”. Il primo favorisce gli investimenti in tecnologia, imprese ed educazione e serve a far crescere l'economia. Così, facendo aumentare il reddito, concorre a far diminuire il suo peso. Lo sguardo si posa poi sulle misure italiane: il governo vuole rafforzare le imprese attraverso iniezioni di capitale volte a garantirne la continuità e la crescita. Per la loro ricapitalizzazione ha anche varato un provvedimento da 44 miliardi. Un intervento non convenzionale la cui finalità è condivisibile e che anche la Commissione europea sostiene in tutti i Paesi, nell'ambito di una sospensione delle limitazioni agli aiuti di Stato. Limiti che però sono da tenere presenti, perché sono tesi a evitare distorsioni di mercato. Un modo per ridurre al minimo queste ultime sarà sfruttare gli strumenti e gli operatori di mercato nella ricapitalizzazione: dai fondi di private capital agli investitori istituzionali. Il mercato in Italia investe meno di 10 miliardi l'anno ma all'estero arriva a fare numeri 4/5 volte superiori. Di conseguenza se l'Italia utilizzasse una parte di quei 44 miliardi per costituire uno o più fondi di fondi per investire nei veicoli di private capital, potrebbe ottenere una ricapitalizzazione delle imprese senza distorsioni di mercato e con un maggior utilizzo del risparmio privato. Il Fof infatti selezionerebbe i migliori fondi di private capital su cui puntare e i veicoli a loro volta raccoglierebbero altri capitali privati sul mercato, moltiplicando così le risorse da investire sulle imprese. Queste sarebbero poi scelte in base alla loro potenzialità di crescita e, quindi, le ricapitalizzazioni andrebbero prevalentemente a buon fine. Una mossa che permetterebbe allo Stato di recuperare le somme investite e ridurre il debito contratto. Lo Stato – scrive in conclusione Cipolletta - contrarrebbe così del debito "buono" per l'economia e per il Paese.