Tra i settori maggiormente messi a dura prova dall'emergenza sanitaria c'è quello delle grandi catene retail, molte delle quali sono investiti da private equity e investitori finanziari. Alcuni esempi? Alice Pizza in portafoglio a Taste of Italy del gruppo De Agostini; Cigierre, con le catene Old Wild West e Tamakino posseduta da Bc Partners; o ancora Kiko che vede Peninsula come azionista di minoranza. La chiusura forzata dei negozi avrà ripercussioni sul loro fatturato ma anche e soprattutto sulla loro redditività futura. Le prime misure prese sono state la cassa integrazione del personale e la sospensione degli affitti ma non basterà. Così, come scrive Carlo Festa sul Sole24ORE, queste aziende hanno aperto un canale di dialogo con le banche per rivedere i covenant dei vecchi finanziamenti. Gli accordi per ora reggono ma, scrive il quotidiano economico, è plausibile pensare che con il deterioramento degli indicatori economici nei prossimi mesi, i finanziamenti dovranno essere ridiscussi con il mondo bancario. Vista la gravità della situazione però gli istituti dovrebbero essere favorevoli a venire incontro alle aziende. Queste comunque a breve dovranno fare i conti con un altro problema: la forte e improvvisa crisi di liquidità. Con il fatturato azzerato le aziende non riusciranno a restare in piedi e quindi servirebbe un intervento del Governo italiano, sul modello di Paesi come Francia e Germania, con una immissione di liquidità. Il decreto Cura Italia invece per ora prevede una moratoria sui debiti solo per le pmi con fatturato inferiore ai 50 milioni.