Il Private Debt continua a registrare un forte appeal presso gli investitori istituzionali. Secondo i dati Preqin, la raccolta dei fondi di Private Debt in Europa, per il biennio 2018-2019, è stata pari a circa 25 miliardi di euro e complessivamente, a giugno 2020 le masse totali di Private Debt hanno raggiunto 887 miliardi di euro posizionando questo asset class al terzo posto all’interno dei private markets, dopo Private Equity e Real Estate. Tale fenomeno è la conseguenza di bassi tassi di interesse imposti negli anni dalle politiche monetarie non-convenzionali della BCE che hanno portato gli investitori istituzionali a ricercare rendimenti superiori rispetto al debito governativo.
In tale contesto, il Private Debt ha dimostrato di essere una fonte di reddito sostenibile e affidabile per gli investitori istituzionali e altresì utile per la diversificazione delle proprie strategie di portafoglio.
I fattori positivi da considerare sono:
• i rendimenti a scadenza superiori rispetto ai titoli del debito pubblico o Corporate bond quotati di pari rating;
• i minori tassi di default rispetto al mercato dei titoli High Yield/Emerging Markets per effetto di credit covenants più stringenti e di un’attenta selezione del credito;
• la presenza di opportunità di mercato per gli investitori altrimenti inaccessibili, tramite il mercato Fixed Income tradizionale, anche in termini di struttura di deals;
• la decorrelazione dall’andamento dai mercati finanziari quotati e la possibilità di ottenere, anche in fase di crisi, ritorni prevedibili e distribuzioni annuali di dividendi.
L’Italia, pur presentando ancora dimensioni limitate rispetto ai principali mercati europei, in cui il Private Debt è maggiormente sviluppato, sta progressivamente crescendo, sia sul fronte della raccolta che degli investimenti, come evidenziato dai dati AIFI pubblicati per l’anno 2020.
Con l’insorgere della pandemia, si sono presentate diverse opportunità di investimento interessanti ed a tassi crescenti senza perdere il focus sulla qualità del credito, sul monitoraggio di portafoglio e sul livello di liquidità delle aziende finanziate, che si sono dimostrate resilienti. Sicuramente ha giocato un ruolo importante la decisione del sistema bancario di focalizzarsi nel supporto alle esigenze di breve periodo delle aziende clienti già nel loro portafoglio, limitando l’origination di nuove operazioni.
Gli investimenti perfezionati nel corso del 2020 da Green Arrow Private Debt Fund si sono collocati nel secondo semestre dell’anno. La crescita dei rendimenti che ha caratterizzato queste operazioni (IRR a 3 anni pari al 9,7% rispetto alla media pre-covid del 6,6%) non ha peraltro compromesso la qualità del credito.
Il rapporto fra redditività ed unità di net leverage è cresciuto dall’1,5% per unità di leverage delle operazioni pre-Covid al 2,1% per unità di leverage delle operazioni post-Covid. Pertanto, a parità di livello di indebitamento, la redditività delle operazioni perfezionate post-pandemia è stata più elevata. Inoltre, anche la redditività in relazione alle perdite* attese è cresciuta. (*stimate tramite il modello di RiskCalc che ci è stato messo a disposizione da Moody’s).
Il fondo Green Arrow Private Debt I ha concluso il periodo di investimento aprendo la strada al fondo Green Arrow Private Debt II, in fase di lancio, che continuerà a supportare i progetti di sviluppo delle imprese italiane da parte dei fondi di Private Equity italiani ed esteri avvalendosi di un robusto Deal Flow acquisito nel corso del periodo di investimento di Green Arrow Private Debt I con più di 390 opportunità d’investimento analizzate.