Il Mef sta attivando varie iniziative per dare sostegno alle imprese colpite dal Covid-19. Uno dei progetti, scrive Rosario Dimito su Il Messaggero, sarebbe un veicolo che avrebbe il proprio cardine in Cassa depositi e prestiti (il suo braccio finanziario) ma che vedrebbe la collaborazione di altri soggetti tra cui anche Invitalia, l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, anch'essa controllata dal ministero. Il maxi-fondo con una disponibilità fino a 50 miliardi dovrebbe avere la funzione di assicurare alle imprese con buoni fondamentali ma in fragili situazioni patrimoniali, nuove iniezioni di capitale attraverso strumenti ibridi e partecipativi. Per questo motivo al progetto dovrebbero collaborare anche fondazioni bancarie e compagnie. In generale dovrebbe esserci la possibilità di intervenire sul capitale attraverso investimenti in equity e operazioni di debt equity swap. Il principale investitore istituzionale pubblico sarà la Cassa ma i tecnici del Mef hanno previsto la possibilità di co-investimento da parte di altre istituzioni finanziarie e soggetti attraverso una gestione separata che non tocca il patrimonio. Prima di tutto le Fondazioni bancarie, che tra l'altro detengono in Cdp il 15,93%, ma anche le casse di previdenza, i fondi pensione, le grandi compagnie assicurative. Al progetto potrebbero essere invitate anche le banche visto che è contemplata la modalità di intervento di conversione di debiti in capitale. Le imprese dovrebbero fare domanda per gli investimenti con il sostegno e il parere di una banca creditrice. Quando possibile, l'imprenditore dovrebbe partecipare alla ricapitalizzazione ma l'intervento del fondo dovrebbe essere temporaneo, senza diritti di voto (oppure limitati) e con un meccanismo di uscita verso gli stessi azionisti o verso il mercato. Il piano con Invitalia punta a risollevare le pmi con interventi di cash out che a medio termine vanno restituiti.