Si è chiuso con buoni risultati il 2018 del private banking secondo il Private banking index. L'indice lo scorso anno ha segnato un incremento di un punto base rispetto al 2017 quando si attestava sui 115,05, e oltre 16 punti rispetto all'anno zero, il 2015. L'indicatore è stato creato nel 2016 dall'Università Liuc con il contributo di Banca Generali e ha tre componenti: l’andamento del settore del private banking (in base alle masse gestite, la clientela potenziale e i prodotti offerti); l’evoluzione del contesto socio-economico italiano (con la ricchezza delle famiglie, l’andamento del Pil e l’evoluzione della concentrazione del reddito in ambito domestico); infine l’andamento dei mercati (che comprende sia la Borsa sia alcuni cluster di imprese creati ad hoc dall’Osservatorio Liuc). Sul fronte del contesto socio-economico, la ricchezza delle famiglie italiane è rimasta stabile e l’evoluzione del Pil ha offerto un contributo limitato. Nell’industria del private banking, il numero di potenziali clienti è rimasto stabile, ma in crescita per il terzo anno consecutivo. Il comparto oggi gestisce più di 800 miliardi e cresce il peso relativo degli investimenti alternativi sul totale delle masse gestite. Hanno un buon impatto sull’andamento dell’indicatore l'analisi dell’Indice di Gini, che misura la concentrazione del reddito e della ricchezza (dove all’aumentare della concentrazione, aumentano i patrimoni potenziali “private”) e il numero di servizi offerti dai players attivi sul mercato.