Il Regno Unito è al centro del nuovo studio di PwC. “Oltre la Brexit: l’impatto sugli asset e wealth manager europei” raccoglie il parere dei dirigenti di oltre 20 società mondiali attive in tutte le asset class, intervistati sulle iniziative finora messe in atto in vista della Brexit e sulle previsioni per il futuro del settore e del proprio business. Dallo studio emerge che a più di tre anni dal referendum, il clima politico ed economico intorno all'uscita del Regno Unito dall'Unione europea continua a suscitare incertezza ma i gestori sono pronti a tutto, anche a un no-deal, dopo il quale - hanno dichiarato - potrebbero operare in modo pressoché invariato. Tuttavia, la volatilità del mercato e dell’economia sono componenti che suscitano preoccupazioni. Il regime di equivalenza dell’Unione offre un’assicurazione potenzialmente solida contro i rischi di future incertezze ma i gestori patrimoniali potrebbero subire danni ulteriori nel caso in cui le negoziazioni venissero politicizzate. Il futuro del settore dell’asset management nel Regno Unito è al momento incerto e anche per questo i gestori dei 27 paesi membri dell’Ue devono ancora definire quali saranno le migliori modalità di accesso al mercato che resta pur sempre redditizio. Se da una parte Brexit porta con sé molte incognite, dall'altra offre anche delle possibilità a Paesi come Irlanda e Lussemburgo che potrebbero consolidare e potenziare i propri settori d’investimento ma stando attenti alla frammentazione e la competizione interna dell’industria. Incerto è anche il futuro del settore dell’asset management nel Regno Unito. I policymaker e gli addetti ai lavori, scrive PwC, dovranno concentrarsi sul rafforzamento del ruolo del Paese quale centro d’eccellenza per la gestione dei portafogli d’investimento, e una valida opzione per favorire la crescita dei fondi consiste nello stabilire l’entità dell’allineamento normativo e fiscale tra il Regno Unito e i Paesi membri dell’Ue.