Private equity
28 Settembre 2020

I fondi restano in corsa per l’88% di Aspi

Atlantia segue un doppio binario per valorizzare Autostrade

La trattativa tra Cdp e Atlantia sta incontrando evidenti difficoltà nell'ultimo periodo tanto che Cassa Depositi e Prestiti giovedì ha mandato una lettera alla holding dei Benetton in cui stabilisce nei prossimi sette giorni il tempo massimo per rispondere in maniera positiva o negativa alle proposte avanzate. Lo scoglio chiave da superare è quello della manleva: cioè l’esonero per i nuovi azionisti che subentreranno nel capitale di Autostrade di eventuali responsabilità patrimoniali e civilistiche per la vicenda del Ponte Morandi. Atlantia, almeno per ora, sembra non volere concedere questa garanzia con l'inchiesta ancora in corso e la prima udienza del processo che si terrà il 31 ottobre. L'ultimatum di Cdp è arrivato nel giorno in cui Atlantia, che controlla l’88,06% delle azioni, ha avviato formalmente un duplice percorso di valorizzazione di Autostrade per l’Italia che è stato subito promosso dal fondo attivista Tci che detiene, tra derivati e azioni, circa il 7% della holding. Due le ipotesi che saranno percorse in parallelo: da un lato lo scorporo dell’asset dall’altro la vendita in blocco dell’azienda. Il “dual track”, fanno sapere, resta aperto a Cdp e altri investitori istituzionali italiani e stranieri e, sottolinea Carlo Festa sul Sole24ORE, riaccende l’opzione dei grandi fondi infrastrutturali e degli investitori in private equity. A fianco della trattativa con Cdp infatti da maggio alcuni investitori avevano espresso interesse per una quota azionaria in Aspi. Tra i soggetti interessati e che sono entrati in data room ci sono: Blackstone, Kkr, già attiva in Italia sul dossier rete unica di Tim, gli australiani di Macquarie, anche loro coinvolti nel progetto rete unica con un’offerta per Open Fiber e il fondo infrastrutturale australiano Ifm. Con una nuova data room poi si potrebbero formare della cordate anche con investitori italiani. Con i fondi le trattative erano rallentate a luglio, quando era stato raggiunto un preliminare d’accordo tra la holding infrastrutturale dei Benetton e il governo, tutt'al più si pensava a un loro ruolo come possibili co-investitori a fianco di Cassa. Ora Atlantia starebbe approfondendo le candidature. Anche in questo caso c'è da affrontare il tema della manleva inoltre resta la possibilità che il Governo utilizzi la carta del golden power in caso di operazione non gradita. A maggior ragione visto che si tratta di una concessione governativa che potrebbe anche essere revocata.

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