Andrea Illy, presidente del gruppo alimentare che porta il nome di famiglia, su Repubblica fa chiarezza sull’offerta di Peninsula (link). La società di investimento, ricorda Sara Bennewitz, ha firmato un accordo con Francesco Illy per rilevare il suo 23% della holding di famiglia per circa 230 milioni. Questo per andare in porto però ha bisogno del gradimento di tutti gli altri componenti della famiglia Illy; il capitale infatti è ripartito in quote simili tra Francesco (nato nel 1953), Riccardo (1955), Anna (1958) e Andrea (1964), ultimogenito e il presidente. La madre Anna Rossi invece ha il 10% in usufrutto. Il gruppo ha sempre preso le decisioni all’unanimità, dichiara Andrea Illy, e per ora non ha ancora ricevuto una lettera formale, né una valutazione che abbia un valore giuridico. Il presidente ha poi ricordato che tutti i membri della famiglia hanno stipulato un patto che disciplina le regole per l’uscita dall’azienda e secondo lo statuto della holding la cessione di una quota a terzi è soggetta sia al diritto di prelazione degli altri azionisti sia a una clausola di gradimento. L’accordo familiare - siglato insieme allo studio Ambrosetti – però non è stato rispettato in questo caso, e anche la prelazione richiesta dallo statuto non c’è stata. Francesco Illy, omonimo del nonno fondatore, per la prima volta nel 2018 ha votato contro il bilancio (contestando una carenza di informazioni dettagliate sulle attività della controllata Illycaffè) e il piano di espansione teso a raddoppiare il fatturato a medio termine. Il progetto era da portare avanti accelerando sulle catene di caffetterie, per cui si cerca un socio negli Usa, e sulla valorizzazione del 40% di altre attività, come Domori e la cantina Mastrojanni di Montalcino. Il gruppo triestino da un lato sta portando avanti un processo di diversificazione dei suoi marchi, dall'altro è alle prese con il passaggio generazionale dai quattro fratelli ai nove cugini (la quarta generazione).