Gli EIS (enterprise investment
scheme) sono stati lanciati in Gran Bretagna nel 1993 per ripagare gli
investitori che vogliono investire in imprese early-stage ad alto rischio: chi
investe può ottenere un beneficio fiscale pari al 30% su un totale investito di
1 milione di sterline, senza tassa di successione se l’investimento è stato
detenuto per almeno due anni e senza tasse sui capital gain dopo tre anni. Fin dalla
sua introduzione quasi 23mila imprese hanno raccolto più di 12,2 miliardi di
sterline in fondi. Come riporta il Financial Times, è proprio per rafforzare
gli investimenti early stage tramite questi schemi di investimento che il presidente
dell’associazione che li rappresenta (la EISA) Mark Brownridge ha recentemente
scritto al primo ministro Theresa May affinché il governo britannico si adoperi
per ridurre i tempi burocratici (si parla anche di 16 settimane) che servono
per ottenere la cosiddetta “assicurazione preliminare” o l’approvazione da
parte della HM Revenue & Customs, provvedimenti non obbligatori ma di fatto
imprescindibili per iniziare ad operare. Gli operatori britannici sono
preoccupati che l’allungamento dei tempi burocratici, soprattutto nell’incerto scenario
post-brexit, possa comportare la perdita di importanti opportunità di investimento
e, al contempo, di potenziali posti di lavoro.