Nei prossimi due anni l'Italia prevede di investire 70 milioni di euro per introdurre l’intelligenza artificiale nei processi di produzione. È solo un decimo degli investimenti pubblici che la Germania ha ipotizzato di stanziare per lo stesso scopo, ovvero 600 milioni di euro. I dati, di cui parla il Sole24ORE, emergono dallo studio “Ricerca, sviluppo e innovazione: Italia e Germania a confronto”, realizzato da Ahk Italien (la Camera di Commercio italo-germanica) e Deloitte su un campione di 100 aziende tra Italia e Germania. Le differenze tra i due Paesi sono molte. Si parte dalla formazione: in Germania gli adulti sopra i 15 anni con skill di itc sono il 35%, in Italia il 26%; nel ranking mondiale delle migliori facoltà al mondo ci sono quattro facoltà tedesche di it mentre nemmeno una italiana. In generale l’Italia investe oggi il 4% del Pil in formazione in senso ampio, mentre i Paesi del Nord Europa il 7%. Il sistema economico italiano inoltre è fatto da microimprese meno propense a fare rete con il mondo della ricerca ma anche tra le grandi aziende non va meglio: solo il 28% collabora con le istituzioni di ricerca, contro il 44% di quelle tedesche. Altri indicatori - scrive ancora il Sole24Ore - riguardano il mondo delle startup: in Italia il tasso medio di prelievo fiscale e contributivo su queste imprese innovative è del 53% contro il 49% tedesco mentre gli investimenti di venture capital nella fase iniziale rappresentano il 2,4% del Pil in Germania e lo 0,4% nel nostro Paese. Si stima che l’applicazione dell’intelligenza artificiale potrebbe generare una crescita addizionale pari all′1,2% entro il 2030.