Giovedì 11 aprile nel capoluogo ligure si è tenuto l'incontro “Genova, cosa si aspettano gli investitori dalla città” organizzato dall’assessorato allo Sviluppo Economico, Università e Statistica del Comune. Per l'occasione i rappresentanti di otto fondi di investimento internazionali (Ardian, Equinox – Boutique Italia, LFPI Lazard, Neuberger Berman, Reuben Brothers, Riello Investimenti e United Ventures) si sono dati appuntamento e hanno discusso dei motivi che li hanno spinti a investire nella città. Un incontro per fare conoscere la loro attività alle aziende genovesi ma anche per fornire alle aziende stesse uno strumento per comprendere quali progetti proporre. Per l'occasione Gilda Ferrari sul Secolo XIX scrive un approfondimento sugli investimenti in città interpellando i fondi intervenuti all'incontro. Dall'articolo emerge che rispetto ad altri centri secondari, investire oggi nella città di Genova costa di più. Il capoluogo ligure paga lo scotto di un ritardo infrastrutturale e un contesto socioeconomico poco dinamico, oltre a un trend demografico negativo. Questo fa sì che la remunerazione richiesta dagli investitori sia superiore di un punto percentuale rispetto ad altre realtà paragonabili come Torino, Bologna, Firenze. Rispetto a una piazza come Milano, in queste città il rischio è più alto quindi gli investitori richiedono redditività proporzionalmente più alte. Se a Milano la redditività richiesta è del 4-5%, nelle città secondarie questo valore sale a 6-7%. Genova però ha anche un punto di forza: il più grande porto italiano che sarà destinato a un ulteriore sviluppo grazie ai capitali messi a disposizione dalla Cina per il suo progetto infrastrutturale Belt and Road Initiative (BRI), la versione moderna della Via della seta. Insieme alle infrastrutture, i fondi investono sulle imprese. E visto che l'Italia è il Paese dei distretti un buon modo per risultare più attraente agli occhi di possibili investitori è specializzarsi, come città, in un polo tecnologico.