Secondo indiscrezioni, come riporta Carlo Festa sul suo blog The Insider, grandi fondi infrastrutturali e di private equity starebbero adocchiando la divisione retail e rinnovabili di Eni. La cessione di una minoranza a un fondo potrebbe essere un’alternativa alla quotazione in Borsa, prevista per il 2022 in vista dell’integrazione tra Eni gas e luce e il business delle rinnovabili. La società ha dichiarato al Sole 24 Ore che qualsiasi ipotesi a riguardo è prematura, ma in ogni caso le opzioni appaiono più di una. Essendo i listini finanziari del 2022 impossibili da prevedere, questo doppio binario ha anche una valenza strategica. Inoltre, non è stimabile neanche la valutazione che il mercato darà al settore delle rinnovabili, che potrebbe essere il volano di un’importante crescita futura. La valutazione complessiva dell’operazione, secondo Reuters, sarebbe intorno ai 10 miliardi di euro e secondo le ultime stime degli analisti la capogruppo potrebbe ricavare fino a 3 miliardi di euro da una quota di minoranza, da reinvestire per i target sostenibili.