Elliott ha quasi azzerato il diritti di voto su Telecom ed è rimasto con lo 0,265% mantenendo però un'esposizione sul 5,127% del capitale ordinario tramite un'equity swap, liquidabile solo per contanti, con Jp Morgan come controparte, che scade il 30 maggio 2023. Solo poche settimane fa il fondo attivista aveva limato per la prima volta la sua partecipazione arrivando al 6,976%; in concomitanza Telecom Partners, veicolo dell'investitore islandese Thor Bjorgolfsson, era passato dall'1,7% al 2,987%, arrotondando la sua quota. Negli accordi con la banca resta comunque la possibilità per Elliott di recuperare i diritti di voto sul resto del pacchetto del 5% circa. Questa riduzione, riporta Antonella Olivieri sul Sole24ORE, non significa una diminuzione dell’impegno di Elliott in Italia e non sono da escludere nuovi investimenti nell'arco di un paio di mesi. Il ragionamento seguito dal fondo, spiegano le sue fonti, si basa sul fatto che, di fronte a vari segnali positivi per l'azienda, come la risoluzione del problema di governance, l'operazione Inwit e il ritorno al dividendo, resta aperto solo il problema della rete unica su cui però il fondo non ha potere. I 10 consiglieri indipendenti proposti da Elliott e votati in assemblea (che rappresentano i due terzi del cda) resteranno per un altro anno. Così, in questo contesto, spiegano le fonti al quotidiano economico, i diritti di voto non servono ed eventualmente potranno essere recuperati sull’intera quota all’occorrenza.