Lo scorso dicembre, FABULA, il Family Business Lab della LIUC – Università Cattaneo, aveva lanciato una survey a cui hanno partecipato 182 imprese italiane, per l’86% “imprese familiari” (imprese la cui maggioranza del capitale è detenuta da una famiglia). L'indagine ha seguito questi temi: criticità riscontrate e attese a causa della pandemia; reazioni realizzate e pianificate, con attenzione a svariati aspetti (competitivi, produttivi, finanziari, organizzativi e di governance); risultati conseguiti e previsti, con attenzione vendite e redditi; prospettive future, in termini di minacce e opportunità per la propria azienda. Le imprese familiari si sono rivelate più solide e stabili rispetto alle imprese non familiari. Infatti, pur avendo riscontrato per oltre il 60% dei casi un calo della domanda con riflesso sui fatturati e sui redditi 2020 (ancora oltre il 60% delle aziende familiari dichiara un calo del fatturato 2020 e, oltre il 40%, un calo del reddito), è possibile mettere in luce alcuni aspetti positivi che denotano segnali di ottimismo per il futuro. Le imprese familiari infatti: hanno lamentato problemi di liquidità inferiori; meno frequentemente hanno messo in atto azioni di modifica della clientela e del prodotto; hanno reagito prontamente mettendo in atto pratiche di smartworking, per oltre il 70% dei casi nel 2020, anche se la percentuale è prevista in riduzione nel 2021 (circa il 57%); hanno coinvolto maggiormente le nuove generazioni, per oltre i 50% dei rispondenti nel 2020 e contano di farlo in misura ancora maggiore nel 2021 (59% circa); hanno dato maggior spazio a manager non familiari nel 2020, in circa il 30% dei casi, ma la percentuale prevista sale al 35% nel 2021; si attende un aumento del fatturato estero nel 2021 per oltre il 60% dei rispondenti e in misura maggiore rispetto alle aziende non familiari (53%); per oltre l’80% dei casi si attende una ripresa del fatturato nel 2021e per quasi il 70% una ripresa del reddito ante imposte nel 2021(le percentuali sono analoghe per le imprese familiari e non familiari); per oltre il 75% non ritengono che la crisi attuale rappresenti una minaccia per la sopravvivenza (rispetto al 60% delle non familiari) euna percentuale ancora maggiore (77%) vede la crisi come un’opportunità di miglioramento