Il patriottismo cinese influenza, sempre più, i consumi di beni e servizi occidentali in Cina?
Esiste il rischio che un fondo si compri un’azienda “vecchia”, che ignori cosa succede in Cina, e divenga un peso morto nel portafoglio di un fondo? Facciamo una riflessione…
Patriottismo cinese in veloce ascesa
Uno degli scontri più violenti, nella guerra Sino-giapponese, fu la battaglia di Shangai (1937), paragonata, per cruenza a quella di Stalingrado.
Nell’ultima fase dello scontro il governo cinese decise di salvare il salvabile e ordinò all’88° divisione di difendere le retrovie durante la ritirata. Negli ultimi giorni della battaglia di Shangai, venne ordinato al Colonnello Xie Jinyuan, del 524° reggimento, di allestire una linea di difesa nel magazzino di Sihang e tenere la linea fino all’ultimo. 452 soldati cinesi equipaggiati con armamento leggero (al più qualche mitragliatore pesante) tennero testa a 20.000 giapponesi, supportati dall’aviazione, corpi di artiglieria e marina imperiale.
Un curioso aneddoto: quando una cittadina di Shangai chiese al colonnello i nomi dei suoi uomini, per rendere onore al loro sacrificio (pochi sopravvissero),, per evitare di svelare il numero dei soldati, dichiarò 800 nomi.
Lo scontro, antistante il distretto internazionale di Shangai, dove vivevano gli occidentali, durò pochi giorni. Il sacrificio di questi uomini permise alla stampa occidentale di riportare al mondo ciò che aveva luogo in Asia e contribuì ad avvicinare la Cina allo schieramento degli alleati durante la seconda guerra mondiale.
Il 21 agosto 2020 uscì in Cina ?? (Gli 800, titolo per l’occidente). Un film che rende onore a questi uomini. La pellicola, costata 81 milioni di dollari ha incassato, solo in Cina nel primo mese, oltre 430 milioni. Un successo che ha polverizzato gli incassi del film “coccoloso” Mulan della Disney e il capolavoro (occidentale) Tenet di Nolan (da ricordare che Nolan aveva già fatto un buco nell’acqua in Cina con Dunkirk, ma questo è tema per un'altra analisi).
Dalla storia al presente: il 24 enne Huang Hanwen è un famoso influencer che crea contenuti in stile Hanfu. Le vendite di questo stile sono cresciute da 30 milioni di dollari nel 2015 a 700 milioni nel 2019. Lo stile di questa moda di nicchia è la versione modernizzata dell’abbigliamento dei cinesi tradizionale dell’etnia Han (il ceppo genetico dominante in Cina oggi). Huang si comporta come un qualunque influencer: parla con i fan (che gli fanno regali di tanto in tanto), canta canzoni pop, porta a casa in media 240mila visite per almeno un minuto continuato (spesso molto di più). Il suo stipendio medio mensile si aggira tra i 10mila Yuan (circa 1500$) fino a 40mila Yuan, a cui si aggiungono gli sponsor.
La Tribù della luce lunare
Huang fa parte di quel crescente gruppo di giovani cinesi (Mlns e Genz) che vivono di mese in mese e si bruciano lo stipendio in servizi e beni materiali non indispensabili (esclusi quindi prestiti per case e auto, cibo etc..). Questi giovani cinesi sono chiamati???, in inglese Moonlight clan: la tribù della luce lunare. Sono la generazione nata tra il 1995 e il 2010, spendono mediamente il 15% in beni di lusso, in buona parte prodotti in Cina. Per fare un paragone, la generazione equivalente in occidente spende il 10%. Le loro spese sono intorno al 13% del totale delle loro entrate (ipoteticamente quello che potrebbero risparmiare per la vecchiaia) contro l’equivalente dei giovani americani ed europei (intorno al 4%).
Il nostro Huang e i suoi amici “lunari” adorano spendere in lifestyle, specialmente cinese, sono avidi appassionati cosplay e di Acgn (non dissimile dai vicini giapponesi che vivono di Otaku e manga).
Tribù della luce e Hanfu: un nexus pericoloso…
Quando i media occidentali (verso il 2017-18), cominciarono a analizzare la moda Hanfu c’era perplessità. Mentre Quartz sosteneva che fosse un movimento patriottico legato alla moda, altre testate più “esperte” di moda come la testata B2b Business of Fashion suggerivano che fosse solo un trend passeggero, legato a un metaverse di fantasia o storia idealizzata. Oggi è un movimento culturale che coinvolge 400 milioni di cinesi, in maggioranza le giovani generazioni. Ogni anno a novembre si tiene addirittura un Hanfu festival.
Come giocarsela? I brand occidentali ad oggi ne sono rimasti fuori. Un po’ ignoranza, un po’ per evitare di essere etichettati come “diavoli che rubano gli stili nazionali”. Tuttavia una versione più evoluta dell’Hanfu (???? traducibile in inglese come Han Yang Compromise)
si sta facendo strada. Già oggi differenti siti vendono questo stile ed esistono blog e chat sui social cinesi (Bilibili and Douyin per esempio) del tipo “come essere Hanfu passeggiando per Roma”. Ovviamente penetrare questa moda non è facile, ma lo stile cinese rischia di estendersi ben oltre la Cina, considerando l’influenza che questa nazione, con il suo peso in termini di consumi occidentali, ricopre.
I brand occidentali, e l’intera filiera, possono scomporre e fare operazione di retro ingegneria sociale per valorizzare questo segmento.
Resta da comprendere se i fondi d’investimento occidentali sapranno cogliere e orientare, se necessario, le aziende occidentali di lifestyle vogliono restare nel mercato cinese...
@enricoverga
Vuoi parlarne con me?
Mi trovi su Linkedin e la mia newsletter è qui (gratis)