Il G20 di Napoli si è concluso; significativa la dichiarazione del ministro Cingolani che ha detto “scegliamo l’ambizione, la transizione non è un pranzo di gala”. Una frase che fa capire molto, per chi sa leggere tra le righe. Ufficialmente il G20 è stato un grande successo: 58 punti su 60 sono stati accettati da tutti gli stati.
Ma il diavolo sta nei dettagli… i 2 punti non accettati erano i più importanti: dismissione del carbone e temperatura media da cui non discostarsi. Da tener presente che le nazioni che si sono opposte al phase-out delle centrali a carbone non sono Sao Tome Principe e il principato di Monaco (insomma dei fazzoletti di terra). Cina, India, Russia e Brasile si sono opposte e, dal loro punto di vista, per un ottima ragione: sono nazioni che hanno una domanda energetica per industria e cittadini estremamente importante (e quindi bruciano molto carbone).
Così mentre in Germania stanno ancora spolverando le carcasse dei cittadini tirati fuori dal fango solidificato (mentre una loro giornalista s’impolvera per fare audience)… la dust bowl americana, tragedia per agricoltori e allevatori, dura ormai da un anno. In Argentina stan a secco. Siberia e California bruciano. Le tempeste di sabbia in Cina sembrano il set di Blade Runner 2049. India e Filippine sono a mollo fino alle ginocchia.
Le catastrofi climatiche sono imprevedibili, ma nulla vieta che si tragga beneficio economico da esse, o meglio da quello che esse creano.
Cat Bond & riccanza
Il modo più efficace, dal punto di vista puramente finanziario, di valorizzare le catastrofi ambientali sono i Cat-Bond. Sino a pochi anni fa erano un tipo d’investimento di nicchia, solo per nerd della finanza infoiati di clima. Negli ultimi anni sono divenuti main stream.
La ragione è semplice: con l’aumento degli eventi climatici estremi (un tipo di fenomeni in continua crescita anno su anno, anche in zone che prima ne erano prive, vedi Germania) i Cat-Bond ora sono riconosciuti come un investimenti di interesse e ad alto rendimento.
Se osserviamo, per esempio, il Swiss Re Global Cat Bond Total Return Index, possiamo notare che non solo la crescita è stata significativa dal 2002 al 2020 ma è stata una crescita con un trend costante anno su anno. Per un investitore di lungo periodo che ha interesse ad avere poche sorprese e buone rendite questi strumenti sono ideali. L’interesse medio che questi Bond pagano ai sottoscrittori è di solito inferiore al 5%, ottimo e stabile. Con il Covid il mercato di questi prodotti è ulteriormente cresciuto. Di recente tra i nuovi emittenti si è aggiunta anche la Jamaica con un bond contro gli eventi cagionati dagli Uragani. Mentre nel settore privato si è aggiunto Generali con un bond da 200 milioni di euro. Come dire le catastrofi fan gola a tutti (be’ quasi tutti).
Il Cat Bond sono rischiosi?
La logica spingerebbe a credere che questi bond siano costosi e rischiosi. Dopotutto il “gioco” funziona se non ci sono catastrofi. Quando si verifica una catastrofe (tifoni, incendi, terremoti etc.) l’emittente del bond deve intervenire e quindi gli investitori saltano. Una percezione corretta ma l’arte della finanza è sottile. Sezioniamo un Cat-Bond medio.
Il sistema è piuttosto semplice. Un ente o azienda emettono un bond. L’investitore lo compra (di fatto prestando i suoi soldi alla realtà emittente dell’obbligazione) e ne ottiene un interesse annuo fino a maturità del bond. In seguito otterrà indietro anche i suoi soldi.
Consideriamo il Cat-Bond della FEMA americana (Federal Emergency Management Agency, una specie di protezione civile italiana ma più militarizzata).
Quando il rischio di una catastrofe naturale diventa reale e colpisce il sopra bond della Fema la cosa diventa interessante. Dal link possiamo osservare che le caratteristiche di questo bond sono molto specifiche e circoscritte. A rischio di sbagliarmi (il mio inglese potrebbe non essere madrelingua) cito il passaggio che spiega che “il cat bond di Fema non implica una copertura (perdita in caso di evento) sull’intero concetto di allagamento ma specifica allagamenti causati da tempeste (quindi per esempio tempeste tropicali e uragani)”. La transazione di Fema copre le perdite di Fema causate da eventi di allagamento che sono direttamente o indirettamente causati da una specifica tempesta che colpisce le aree geografiche coperte dal Bond (una formula non dissimile da quella definita dal Bond della Jamaica).
Questa soluzione ampiamente applicata a tutto il settore è un vantaggio per ogni gruppo interessato nella transazione. Per i sottoscrittori questa specificità dei bond riduce il rischio che i loro soldi vengano bruciati. Per gli emittenti (che emettono i bond) i Cat-Bond non sono l’unica soluzione per supportare e diversificare il danno: il debito emesso è solo un altro sistema per compensare eventi di scala devastante.
Ovviamente esistono altre soluzioni finanziarie ( soprattutto legati ai future) che permettono di speculare sugli eventi naturali avversi: dai future agricoli a quelli legati a materie prime edili (In Germania due sacchi di cemento dovranno pur comprarli per ristrutturare).
Tuttavia, in termini di stabilità di crescita, i Cat-Bond appaiono essere le formule più sicure. Se consideriamo l’estremizzazione del clima in differenti aree prima non coperte da eventi violenti, c’è da immaginare che molte nazioni prima prive di Cat-Bond saranno più propense a valutarli come strumenti di copertura del rischio. Il tutto a vantaggio degli investitori.
@enricoverga
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