La “Plastic bubble” è esplosa. A meno di due mesi dall'avvio del procedimento giudiziario che portava questo nome, il Tribunale di Bologna ha dichiarato il fallimento di Bio-On nominando giudice delegato Fabio Florini e curatori fallimentari Antonio Gaiani e Luca Mandrioli, quest'ultimo già amministratore giudiziario. Con la stessa sentenza il giudice ha disposto la continuazione temporanea dell'attività economica d'impresa autorizzando l'esercizio provvisorio così da preservare la continuità aziendale per evitare che venga dissolta l'organizzazione produttiva nelle sue componenti di occupazione, tecnologiche e di avviamento. Da parte delle banche non c'è stata nessuna disponibilità a concedere nuova finanza, anche a seguito della decisione, risalente allo scorso 12 novembre, dell'amministratore giudiziario di stoppare tutti i pagamenti in uscita dall'azienda. Bio-On è stata fondata nel 2007 da Marco Astorri, attualmente indagato insieme ad altre otto persone per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato. Dal 2014 era quotata sul segmento Aim di Borsa Italiana, dove era arrivata a valere 1,3 miliardi di dollari, ma da circa tre mesi è sospesa dalle contrattazioni. Le indagini delle Fiamme Gialle sull'attività dell'azienda sono scattate dopo le accuse mosse lo scorso luglio dal fondo americano Quintessential e la crisi dell'azienda è esplosa con l'emissione di tre misure cautelari personali nei confronti di altrettante figure apicali del management lo scorso 23 ottobre. Intanto la Uil ha lanciato l'idea di salvare l'azienda attraverso una cooperativa di workers buyout. L'ipotesi ha raccolto l'interesse di alcuni lavoratori, di Legacoop e Confcooperative e della regione Emilia Romagna. Tuttavia, fanno sapere, servirebbe un socio privato che li appoggiasse.