Private equity
20 Luglio 2020

Autostrade, chi saranno i compagni di viaggio di Cassa?

Intanto le parti sono impegnate a definire lo schema dell'operazione

Aspi è al lavoro per stilare entro il prossimo giovedì un nuovo piano economico e finanziario per Autostrade che prevede l'ingresso di Cdp e la graduale uscita della famiglia Benetton dal suo capitale. Il progetto sarà poi presentato al cda e in un incontro organizzato da Cassa Depositi e Prestiti con i propri soci. Il progetto prevede un impegno netto iniziale della Cassa di circa 2,6 miliardi di euro. L'aumento di capitale che sancirà il suo ingresso in Aspi è di 3,9 miliardi per il 33% della società. L'operazione sarà fatta per il 75% equity e per il 25% a leva. II che significa che l'ente metterà circa tre miliardi di cash. Tuttavia con il rimborso di un finanziamento da 400 milioni, l'esborso netto sarà di 2,6 miliardi. Dopo l'aumento, sarà venduto sul secondario a investitori istituzionali selezionati il 22% di Autostrade a un prezzo di circa due miliardi. Le quote verrebbero poi conferite in una newco controllata da Cdp con il 60% e altri investitori al 40%. La holding, che alla fine avrà il 55% di Aspi, dovrebbe essere costituita per ottobre ma intanto è già partita la corsa dei fondi per farne parte. Blackstone è in prima fila e si sarebbe reso disponibile a mettere sul piatto diverse centinaia di milioni di euro e avrebbe già un veicolo infrastrutturale dedicato. Tra gli italiani, l'interesse arriva da Poste Vita e F2i. Quest'ultima sgr stava già valutando la predisposizione di un fondo pronto a intervenire sul dossier con il supporto di casse, fondazioni, enti previdenziali e assicurazioni. F2i starebbe ancora ragionando sui numeri dell'operazione ma molti dei soggetti contattati avrebbero confermato la loro disponibilità. Sul dossier si sarebbero affacciati anche alcuni fondi sovrani con un'ottica di investimento di lungo periodo e volontà di dare stabilità all'assetto azionario. L'idea di Cdp è trovare un gruppo ristretto di compagni di viaggio. Si ragiona attorno a un numero di soci compreso tra tre e cinque, con una predilezione per gli italiani essendo l'asset in questione un'attività regolamentata dallo Stato.

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