Macquarie sta valutando il suo ingresso in Aspi ed è uno dei pochi soggetti ad aver avuto accesso alla data room sui suoi conti. Il fondo australiano si sta muovendo in autonomia e in parallelo alla cordata italiana che sta studiando un piano alternativo alla revoca della concessione autostradale alla holding dei Benetton. Quest'ultimo progetto vede in prima linea F2i e altri investitori come le casse previdenziali e prevedrebbe un intervento anche di Cdp. L’offerta del governo ad Atlantia, che oggi detiene l’88% di Aspi, è di scendere sotto il 50% nella gestione della rete autostradale e presume un’intesa sul taglio delle tariffe e un aumento degli investimenti. Sono due questioni ancora da definire: lo sconto sul tariffario dovrebbe essere del 10% e a proposito degli investimenti Aspi ha già proposto un piano da 2,9 miliardi. Stando ai rumors la società ha dato la sua disponibilità a valutare una discesa nel capitale, ma non prima di aver chiuso un accordo che elimini dal tavolo l’articolo 35 del Milleproroghe e l’ipotesi della revoca. Macquarie opera in Europa tramite la sede di Londra e ha interessi anche in Francia e in Spagna. Nel Paese iberico però il fondo sta andando incontro a dei problemi. La Cnmv (l'equivalente della Consob spagnola) ha avvisato il governo di Madrid dell'eccessivo indebitamento che sta subendo Clh, la società che gestisce i grandi gasdotti in Spagna controllata dagli australiani (20%) insieme a Cvc (25%) e il fondo canadese Omers (25%). Oltre all'alto debito, la Cnmv ha posto l'accento sul fatto che la remunerazione degli azionisti è stata equivalente a tutto l'utile del gruppo.