Airbnb ha pubblicato i documenti per l'Ipo, preparandosi a una quotazione sul Nasdaq, il listino dei titolo tecnologici, prima della fine dell'anno. Le carte alzano il velo sui conti del gruppo di affitti brevi fondato 12 anni fa e mostrano che la società lo scorso trimestre ha realizzato un utile netto di 219 milioni di dollari con ricavi per 1,34 miliardi. Nel 2019 a livello globale 54 milioni di ospiti hanno alloggiato in un appartamento preso in affitto sulla sua piattaforma. Airbnb dichiara di avere attualmente 7,4 milioni di annunci gestiti da quattro milioni di host in tutto il mondo. L’86% di questi sono fuori degli Stati Uniti e il 55% sono donne. Nel prospetto, l'azienda pone l'accento sulla costruzione di una comunità attorno ai suoi host e ospiti, facendola emergere come un fattore di differenziazione dai concorrenti. La data per l’offerta pubblica di acquisto (Ipo) non è ancora stata fissata ma già presentare i documenti finanziari alle autorità del mercato rappresentata un primo passo verso la quotazione. Nel 2019, la società ha registrato una perdita netta di 674 milioni di dollari su ricavi per 4,81 miliardi di dollari (pari a una crescita del 32%). Finora nel 2020, la società ha registrato una perdita netta di quasi 697 milioni di dollari su 2,52 miliardi di dollari di ricavi. Il calo è dovuto all'impatto del coronavirus, che all'inizio di quest'anno ha frenato i viaggi e ha messo in difficoltà l'azienda stessa che in primavera si è assicurata un finanziamento di emergenza da parte di alcuni investitori, tra cui Silver Lake e Sixth Street Partners, ma a maggio ha tagliato 1,900 dipendenti, circa il 25% della sua forza lavoro. Ad aprile il fatturato aveva avuto un crollo del 50% poi in estate la domanda è ripresa. La compagnia ha reagito alla crisi spostandosi dagli affitti brevi a quelli lunghi e andando incontro alla domanda dei lavoratori in smart working o di chi cercava case in zone rurali o suburbane.