Studi e approfondimenti
16 Giugno 2021

Africa: Cuore di tenebra o cuore digitale?

Tianxia, ovvero tutto quello che accade sotto il cielo

“V’immaginate lo stato d'animo del capitano…Immaginatevelo qui, in capo al mondo, un mare color del piombo, un cielo color del fumo, una nave non più rigida di una fisarmonica, a risalire questo fiume con delle provviste, degli ordini, o chissà cosa d'altro. Niente Falerno qui, niente scali a terra. Qua e là un campo militare sperduto nella landa selvaggia, come un ago in un pagliaio,  il freddo, la nebbia, le tempeste, le malattie, l'esilio e la morte; la morte in agguato nell'aria, nell'acqua, nella boscaglia. Sì, erano uomini quanto basta per poter guardare le tenebre in faccia.” Con queste parole Conrad apriva il suo Cuore di Tenebra, paragonando la navigazione del Tamigi in epoca romana al grande fiume Congo, profonda Africa nera, a fine 900’. L’Africa, quella che molti di noi conoscono, grazie anche all’anti-imperialista Conrad, sta cambiando. Sarebbe opportuno comprendere come, e soprattutto in che modo, l’economia e la finanza occidentale può valorizzare questo cambiamento. Quando dico valorizzare non mi riferisco all’indiscriminato sfruttamento delle risorse e della popolazione africana. Quello viene già fatto sistematicamente da molto tempo prima delle denunce letterarie di Conrad.

La ricchezza digitale africana e le sue startup.

Lo scenario africano delle startup e relativo ambiente digitale (incubatori, investitori etc..) è quantitativamente modesto, se paragonato a quello occidentale o asiatico. Numerose e differenti le ragioni: preconcetti culturali (non chiamiamolo razzismo, che non è politicamente corretto), frammentazione etnico-culturale del continente, mancanza di un’autorità centrale di coordinamento, sistemi legali spesso un poco “allegri”, facilità di riciclaggio di denaro sporco (armi, schiavismo, droga, minerali insanguinati etc..), scarsa due diligence ambientale… per elencare le ragioni primarie. Tuttavia, malgrado le criticità di cui sopra, in Africa sta fiorendo un ecosistema digitale molto interessante, per chi ha le capacità adatte per comprenderlo e valorizzarlo. 

Le 10 città dell’Eldorado digitale e gli Stati più interessanti

Partiamo da una breve classifica delle città/nazioni più intriganti.

Nairobi, Kenya: conosciuta anche come la Silicon Savannha la città è in pieno sviluppo. Il più famoso successo nel settore del fintech africano, se non mondiale, tramite pagamento via mobile 2G è nato qui: M-Pesa, nel 2007. Poco dopo ha visto la luce la piattaforma Ushahidi, con un taglio più sociale, è ancora oggi una delle realtà social tech più vitali in Africa. Il programma nazionale keniota prevede massici investimenti per ampliare la banda larga entro il 2030. Tra tutti gli investimenti pubblici privati Konza è la realtà più interessante, mentre Metta assomiglia per, dinamica e indole dei fondatori, ai co-working occidentali.. Il mercato ICT nazionale è quello che cresce di più in Africa, la stima 2020 riporta il valore del settore telecom a in crescita dal 10.3%: dai 3,870 milioni di dollari del 2018 ai 4,270 milioni del 2019. La nazione ha accesso a 4 dorsali oceaniche: SEACOM, TEAMS, EASSY e LION2.

Lagos, Nigeria. La capitale della nazione in maggior crescita demografica (leggasi molti giovani, futuri clienti digitali). Lagos è anche famosa come la capitale delle frodi (i famosi nigerian scam). Il suo unicorno più famoso, Jumia, ha di recente avuto un crollo, tuttavia, citando il motto di Silicon Valley, questo fallimento è sintomo di una fervente attività: nell’ultimo anno Flutterwave e Paystack (acquistato da Stripe) sono divenute delle realtà stabilite nel settore del fintech.  Altre due realtà come Kobo360 e Mdundo non fanno che confermare la crescente attività digitale della città in differenti settori oltre al fintech.

Cape Town e Joburg, Sud Africa. Avere due città nella stessa nazione che emergono come Hub digitali sarebbe normale in Usa o Cina. Ma in una nazione di poco meno di 40 milioni di abitanti, fortemente dipendente dall’esportazione di materie prime (platino, oro, diamanti etc..) è un evento inaspettato. Cape Town è la perla sud africana, la città “degli occidentali”. Grazie alla sua posizione è un Hub strategico per logistica marittima, finanza, retail e turismo (è la terza città gay friendly del mondo). Qui sono nate la fintech Yoco e la turistech Tavelstart. Joburg è emerso solo di recente, a partire dal 2019. Uno dei punti di riferimento più rilevanti per l’ecosistema locale è la Tshimologong, fondata nel 2013 daal direttore del JCSE della locale università. Tra le startup più interessanti emerse a partire dal 2019 ricordiamo Bankzero, Flock, Flow, Franc group, Giraffe, Investsure, Maxicash, Memeza, Pineapple. Ovviamente non è dato di sapere se tutte queste, e le realtà nate nell’ultimo anno, avranno modo di succedere. Ma sono sintomo di una vitalità digitale crescente che, sul lungo termine, potrà rivaleggiare con città del capo.

Cairo, Egitto. Il costo della vita relativamente basso e un patrimonio storico secondo solo a Roma, ha reso la capitale egiziana una calamita per i giovani imprenditori, soprattutto quelli della sfera mussulmana nord africana. Ci sono oltre 500 startup attive nella città. Negli ultimi giorni i giornali hanno battuto la notizia che la fintech Telda ha ricevuto un investimento da Sequoia. Mentre nel mondo del design e mobili Hozmart, nato nel 2019, ha portato a casa 15 milioni, circa. Anche Huawei ha manifestato interesse e si sta muovendo per integrare i suoi servizi nella nuova capitale della nazione. Non si dimentichi che quasi tutte le dorsali provenienti da Djibouti passano dall’Egitto prima di continuare in Europa: un vantaggio per l’ecosistema digitale dei faraoni.

A queste 4 nazioni/città si aggiungono Kigali (Rwanda), Tunisi (Tunisia), Kampala (Uganda), Accra (Ghana), Casablanca (Marocco).

Perché metterci naso?

Al netto dei preconcetti di cui sopra tentare di prendere una posizione in Africa, tramite una di queste 4 città oppure quelle secondarie, ha differenti vantaggi, soprattutto per una proiezione di medio lungo termine. Prima di tutto l’Africa è il continente che per ultimo smetterà di crescere e raggiungerà la parità demografica, si stima entro il 2100. Tradotto significa che il numero di giovani (di solito più propensi ad utilizzare soluzioni digitali, individualisti e influenzabili per essere valorizzati) sarà in aumento per decenni. Il pil pro capite medio africano è in crescita; non parliamo di una crescita equilibrata in ogni nazione, ma stante i numeri di crescita della popolazione, solo la Nigeria si stima supererà il mezzo miliardo, sono numeri di sicuro interesse. La propensione al consumo degli africani è piuttosto elevata: agli africani piace fare show-off (una connotazione presente anche in America, la nazione con maggior popolazione di origine africana). L’urbanizzazione è in crescita: maggior urbanizzazione maggior domanda di beni e servizi complessi e maggior interesse al confronto (il famoso show-off).

Ultimo ma non meno importante, una posizione strategica per contrastare (in chiave economica e digitale, non si parla di guerra fredda qui) la presenza cinese che è già fortemente radicata in Africa. 

Forse, con un poco di lungimiranza, l’Africa potrebbe dimostrare di avere un cuore digitale… nascosto nelle tenebre dei preconcetti occidentali.

@enricoverga

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