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Il Cda di Atlantia ha valutato i termini economici e le relative condizioni dell'offerta non vincolante di Cdp Equity, Blackstone e Macquarie e li ha giudicati non ancora conformi e idonei ad assicurare l'adeguata valorizzazione di mercato della partecipazione dell'88% di Aspi. Nonostante la proposta sia stata rimandata al mittente la porta dei negoziati non è del tutto chiusa. La società controllata dal Tesoro e i soci che avevano messo sul piatto indicativamente tra 8,5 e 9,5 miliardi sono chiamati a ritoccare la propria proposta. Anche se il periodo di esclusiva è scaduto, il consiglio del gruppo controllato dai Benetton ha deliberato di proseguire le interlocuzioni con l'altra parte fino al 27 ottobre e convocare un nuovo board il giorno successivo al fine di valutare una eventuale nuova offerta vincolante. Nessuna decisione invece è stata presa sull'assemblea del 30 ottobre che a quanto pare resterebbe confermata nonostante la richiesta di rinvio di Cassa depositi e prestiti. Secondo rumors però se entro il 28 arrivasse un'offerta ritenuta soddisfacente l'assemblea potrebbe saltare così da aprire al periodo di 10 settimane per la due diligence. In caso contrario l’assemblea per il via libera alla procedura dual track si terrà. Come fa notare Repubblica, nella lettera indirizzata a Cdp, Atlantia ha sottolineato le inadeguatezze della offerta arrivata. Sul tavolo infatti c'è una proposta preliminare. Atlantia invece si aspettava un’offerta vincolante, con un prezzo chiaro anche se passibile di riduzione a seguito della due diligence (entro un margine definito). Il range di prezzo indicato - tra 8,5 e 9,5 miliardi per il 100% di Aspi – inoltre viene considerato non soddisfacente. La holding vuole alzare il prezzo del proprio asset e su questo fronte gli stessi azionisti fanno pressione. Il secondo socio, il fondo britannico Tci, ad esempio valorizzerebbe l'azienda 10-12 miliardi. Le preoccupazioni all'orizzonte però arrivano da più fronti. Aiscat, l'associazione delle società concessionarie autostradali, ha parlato di “soluzioni pasticciate” anziché di mercato, usando il Pef (cioè il piano economico finanziario di Aspi, non ancora autorizzato dal governo) come strumento di pressione per indirizzare la trattativa. Mentre in politica i partiti di opposizione lamentano che il governo si stia preparando a consegnare Aspi e i suoi 3mila chilometri di rete autostradale ai fondi stranieri. Cdp equity infatti avrebbe il 40% della newco acquirente di Aspi e i due fondi esteri avrebbero il 30% ciascuno, pari al 60% in totale. A questo si aggiunge il restante 12% di Aspi che oggi non è in mano ad Atlantia e resterebbe alla tedesca Allianz e al fondo cinese Silk Road Fund. In questo scenario ancora molto fluido, prova a infilarsi il gruppo abruzzese Toto che, in cordata con Apollo, ha presentato una manifestazione di interesse per Aspi e mercoledì 21 ottobre dovrebbe avere incontrato i vertici di Atlantia.