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Secondo PwC l'anno appena iniziato segnerà un rallentamento della globalizzazione. La previsione è contenuta nel report “Global Economy Watch – 2020 Predictions” da cui emerge che l’economia mondiale crescerà ma a un tasso di circa il 3,4%, inferiore quindi rispetto alla media di lungo termine del ventunesimo secolo (pari al 3,8% annuo). La società di consulenza parla quindi di “Slowbalisation”, ovvero di un rallentamento della globalizzazione in cui l’integrazione e i flussi commerciali continueranno a crescere, ma più lentamente. I mercati principali, segnala il report, resteranno sostenuti da condizioni finanziarie accomodanti e una sempre maggiore dipendenza dai consumi delle famiglie che da esportazioni nette e investimenti. Nel panorama del commercio mondiale manterrà una nota positiva il settore dei servizi, con un valore totale dell’export a livello globale che, stima la società di consulenza, segnerà il record di sette trilioni di dollari. I maggiori Paesi esportatori di servizi saranno Stati Uniti e Gran Bretagna mentre nel corso dell’anno la Cina sostituirà la Francia al quarto posto. Per quanto riguarda l'approvvigionamento energetico mondiale, il consumo globale di energia rinnovabile e nucleare toccherà i suoi massimi storici rappresentando una fetta di oltre il 20% e il maggiore utilizzatore di queste fonti sarà la Cina, seguita dall’Europa. Nonostante ciò la fonte di energia più utilizzata dall’economia mondiale nel 2020 resterà il petrolio, seguito dal carbone e dal gas naturale. Nel corso dell'anno la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere i 7,7 miliardi, con un incremento di circa il 10% rispetto allo scorso decennio e quasi la metà della crescita annua della popolazione mondiale sarà riconducibile a Cina, India e Africa Subsahariana; parallelamente il numero degli over 60 a livello globale supererà la soglia del miliardo. Infine uno sguardo al mercato del lavoro. Nel 2020 i paesi del G7 continueranno a creare un totale di circa due milioni di posti, di cui quattro su cinque saranno negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Giappone. Sempre nel Gruppo dei Sette però la disponibilità di manodopera diminuirà in modo graduale.