Le torri di Inwit tornano al centro dell'attenzione di Ardian
Le condizioni d'investimento però nel frattempo sono cambiate
Il 24 giugno il consiglio di gestione dello Schema volontario delle banche italiane ha respinto la prima proposta fatta da Apollo Global Management per il salvataggio di Carige e aperto all'ipotesi di un salvataggio di sistema, dando il via libera ad esaminare il dossier della banca ligure, in vista anche di un possibile ingresso nel capitale. Non è passato troppo tempo però prima che Apollo tornasse sul dossier. Lo stesso giorno infatti la società americana ha rilanciato con una proposta inviata direttamente ai commissari di Carige che è stata già inoltrata agli interessati. Questa seconda offerta prevede il coinvolgimento di altri due soggetti: il Fondo interbancario e soprattutto la famiglia Malacalza, il maggiore azionista della banca ma anche l'attore più scettico nei confronti di Apollo (con cui ha un contenzioso in corso per via della cessione del business delle assicurazioni. Nel frattempo il Fondo ha studiato un piano B valutando proposte di intervento che prevedano la partecipazione degli attuali azionisti e anche di nuovi partner, pubblici o privati. Lo schema di azione per il salvataggio dell’istituto prevede un futuro aumento di capitale dall'ammontare ancora da definire, la conversione in equity del bond da 318 milioni da parte dello Schema e l’intervento del Fitd con risorse aggiuntive. Per la ricapitalizzazione, al Fitd sono necessarie due condizioni: un partner e il nulla osta degli attuali azionisti, a partire dalla famiglia Malacalza, che detiene più del 27% del capitale della banca. Convertendo il bond (312 milioni sui 318) il Fondo, compartecipato dalla quasi totalità delle banche italiane, avrebbe il 49% di capitale e diventerebbe azionista di maggioranza per Carige anche se il veicolo, stando al suo statuto, non può assumere partecipazioni di maggioranza. Da qua l'intenzione di trovare quanto prima possibili alleati. Per quanto riguarda l'ammontare dell’aumento di capitale non ci sono cifre certe ma probabilmente sarà più dei 630 milioni preventivati dai commissari lo scorso febbraio. Per definire la cifra precisa il Fondo aprirà una due diligence sui conti della banca che servirà a definire con precisione il suo fabbisogno di capitale. Per questa però ci sarà bisogno di tempo, almeno fino a settembre. Una volta completato il percorso di rafforzamento patrimoniale, probabilmente già l'anno prossimo, per Carige si aprirebbe una nuova riflessione per individuare un soggetto bancario interessato a una business combination. E solo a quel punto il Fondo andrebbe a ridurre la propria partecipazione.