La Fda americana dà il suo ok a Perfect Day
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I numeri della quotazione in Borsa di Uber Technologies hanno lasciato insoddisfatti molti investitori che speravano che l'azienda replicasse i successi della sua raccolta fondi privata. Lo stesso è avvenuto per un altro debutto di alto profilo di quest'anno, Lyft le cui azioni sono in calo del 19% rispetto al prezzo ipo di marzo. Ma Uber e Lyft non sono le uniche due startup ad avere avuto delle performance in Borsa deludenti. Secondo una analisi del Wall Street Journal basata su dati Pitchbook alcune delle migliori startup quando diventano pubbliche conseguono risultati insoddisfacenti. Il quotidiano riporta l'analisi degli investimenti privati in sei delle dieci startup tecnologiche statunitensi con migliori finanziamenti e quotate in borsa dal 2015 il cui valore è sceso sotto i livelli raggiunti durante i round di finanziamenti pre-ipo. Quella di Uber per esempio è stata una delle più grandi raccolte fondi di una startup e se tra dicembre 2015 e ottobre 2018 i suoi investitori hanno pagato in media 48,77 dollari ad azione ma da quando l'azienda ha debuttato in Borsa i titoli sono scambiati a circa 40 dollari. Altre società quotate i cui prezzi per azione sono inferiori rispetto a quando i finanziamenti erano privati sono Snap, Dropbox e Cloudera. Una motivazione a questo ribasso viene data dall'analista Daniel Ives che spiega che il motivo di queste prestazioni è l'assenza di redditività all'orizzonte e le perdite che per queste aziende sono ingenti: nei 12 mesi prima dell'ipo Uber per esempio ha perso 3,7 miliardi di dollari. In generale però lo scontento di Wall Street riguarda solo le startup più finanziate. Nel complesso le startup americane che sono approdate in Borsa dopo il 2015 hanno avuto valutazioni pubbliche all'ipo in media di circa il 90% superiori alle ultime valutazioni rispetto al mercato privato.