La catena di abbigliamento Ovs ha presentato un'offerta vincolante per alcuni asset di Stefanel: il marchio, la sede di Ponte di Piave e i negozi della griffe, scrive La Stampa. L'azienda trevigiana è in crisi da tempo e attualmente è sotto amministrazione straordinaria. Il commissario Raffaele Cappiello nei mesi scorsi ha indetto due gare per l'azienda. L'ultima è stata chiusa il 7 dicembre con due offerte arrivate. Negli ultimi 15 anni Ovs ha rilevato otto catene, tra cui Upim, accrescendo la propria quota di mercato dal 2% all'8,1%. In una recente intervista Gianni Tamburi, azionista rilevante di Ovs con con il 24%, aveva dichiarato che nel futuro della catena ci sarebbe stato spazio per altre acquisizioni. L'assemblea di Ovs nei giorni scorsi ha varato con un consenso del 100% un aumento di capitale da 80 milioni di euro da completare entro il 31 luglio 2021 per cogliere ulteriori opportunità di crescita per linee esterne, attraverso fusioni e acquisizioni. In merito all'offerta per Stefanel l'ad di Ovs Beraldo (che possiede poco più dell'1% delle azioni) ha dichiarato che data la sua entità, i mezzi finanziari necessari risultano essere già nelle disponibilità correnti del gruppo. La catena oggi possiede 1,750 negozi nel Paese e all'estero. Nel terzo trimestre ha realizzato vendite nette per 361 milioni di euro, in aumento del 6,1% rispetto al medesimo periodo del 2019. Per quanto riguarda Stefanel, oltre a Ovs c'è anche una seconda cordata interessata che, stando a indiscrezioni riportate da Repubblica, dovrebbe essere composta da Luigi Rossi Luciani di Carel e Alberto Vacchi di Ima. Entrambe le proposte riguardano il brand storico dell’azienda e i negozi ma continuano a non esserci offerte per la manifattura (la Interfashion Spa). La decisione del tribunale, che dovrà valutare anche l’interesse dei creditori, potrebbe arrivare anche entro la fine dell’anno.